La Somma delle Novelle De Ordine ecclesiastico ci è conservata in due luoghi, in ambedue solo frammentariamente, ma non così che non possano, integrandosi l'uno con l'altro, darci un testo quasi completo dello scritto. Il primo è il Cod. Phillips 1735, il secondo la collezione dei capitulari di Benedetto Levita con la sua terza appendice. Io ne espongo il contenuto riferendomi all'uno e all'altro.
Il manoscritto conosciuto come Cod. Phillips 1735, e che ora dopo l'acquisto di manoscritti di Sir Thomas Phillips da parte della biblioteca reale di Berlino è indicato come Cod. Berol. Lat. Phillips 160, contiene insieme e prima della detta Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico un esemplare della Somma del
Breviario, con appendice, edita dal Haenel nella sua edizione della Lex Romana Visigothorum come Epitome Monachi. Esso è stato specialmente dal Haenel 1) e da V. Rose 2) ampiamente descritto: il primo se ne giovò per la edizione della Epitome Monachi, l'altro lo conobbe già nella sua seconda parte e lo inidicò come una somma libera, trasmessaci frammentariamente, della Epitome Iuliani. La Somma comincia in fine del recto del foglio 158 e comprende, oltre il verso di esso, i seguenti sei fogli fino all'ultimo del manoscritto. Quest'ultimo foglio, fol. 164, si chiude con le prime parole di una parte ossia d'un capitolo indicato come trentunesimo, recante la rubrica De Abbate creando (Abbatis ordinatio non secundum ordinem vel); l'indice delle rubriche, che sarà tra breve esaminato, c'insegna che la Somma conteneva 52 capitoli: debbono perciò considerarsi perduti i fogli che, oltre la continuazione del capitolo trentesimoprimo, contenevano secondo l'indice i capitoli seguenti (32-52). A ciò che nel manoscritto precede immediatamente la Somma delle Novelle De ordine ec- clesiastico - cioè a dire i frammenti di due novelle di Valentiniano III che formano l'appendice dell'Epitome Monachi - segue la Somma stessa, in modo che la sua epigrafe si unisce senza alcuno spazio intermedio alla sottoscrizione della novella indicata nel secondo luogo. Evidentemente la somma e le due novelle sono scritte da una medesima mano, la quale, come tutte le altre parti del codice, appartiene al principio del IX sec., se non già all' VIII.3) Una mano quasi contemporanea ne ha poi curato la correzione, che mira sempre a modificare la forma propria di latino volgare speciale al primo scrittore: molte di queste mende però non sono state corrette ed anche molte lacune del testo non riempite; certamente quindi il manoscritto non può valere come l'archetipo della Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico. Il luogo d'origine deve ricercarsi nella Gallia.4)
2) Die Handschrift. - Verzeichnisse d. k. Bibl. zu Berlin p. 350-352.
3) Così V. Rose, op. cit. p. 350, la cui congettura circa la data "IX
sec. (VIII/IX)" deve essere intesa in questo senso. Haenel loc. cit. ritiene il
codice scritto nel IX secolo.
4) Così Haenel loc. cit. Milita per questa congettura anche la
recezione della Epitome Monachi, che è di origine gallica.
Lo scritto comincia nel Cod. Phillips con l'epigrafe Incp. innovationes legum novellarum divi memoriae iustiniani ā. (Augusti) sub quo quinta senodus constantinopoli congregā (congregata) est. de ordine ecclesiastico. Questa epigrafe mostra, come già si è avvertito, che la materia contenuta nel ms. si riferisce alle innovazioni delle leges novellae di Guistiniano relative all'ordo ecclesiastius; e se l'imperatore con la indicazione Divi (leggi Divae) memoriae è rammentato come quegli che aveva promosso la riunione del quinto concilio generale, non si può certo disconoscere l'importanza di questa qualifica dell'imperatore. D'altra parte però si dovrà anche concedere che, come tra la nostra Somma e il nominato concilio non corre alcuna relazione, la epigrafe non mirasse a far rilevare tale rapporto, ma ad avvertire soltanto che il legislatore delle novelle era stato insieme l'iniziatore di quel celebre concilio.
Alla detta epigrafe segue subito l'indice delle rubriche dei 52 capitoli. Quest'indice non si compone di altro che dei numeri progressivi e delle rispettive rubriche; e gli uni e le altre son ripetute, sebbene non corrispondano sempre perfettamente, nella Somma stessa al principio dei singoli capitoli. Riproduco qui l'indice (fol. 158v - 159v) con le varianti della Somma stessa in parentesi, ampliandolo col menzionare per ciascun capitolo il testo in essi riassunto della Epitome Juliani. La menzione delle fonti si basa sempre non tanto sulla rubrica del capitolo, la quale si discosta dalla Epitome Juliani e non di rado è affatto insufficiente, quanto piuttosto sul contenuto della Somma secondo la forma nella quale ci è pervenuto il manoscritto, cioè a dire in quanto questo sia lacunoso conformemente a Benedetto Levita insieme con la sua terza appendice. Tale essendo la natura delle rubriche si comprende come in rapporto a quei capitoli (32, 37, 50), dei quali il testo non ci è conservato nè qui nè là, la fonte non possa esser data con molta sicurezza. A meglio determinare i singoli capitoli, per quanto questi ci sono conservati, seguono le prime parole del testo:1)
1. De ordinando episcopo (Inc: Debet enim prius a civibus disceptari) (Const.) 6, (c.) 1.
2. De consecracione episcopi (Inc: Quotiens cives episcopum fieri) 115, 2.
3. Ut episcopus sit liber omnibus (ab o.) nexibus (Inc: Consecratio episcopum liberum facit) 115, 6.
4. De accusatore contra ordinacionem (ordinante) episcopi (Inc: Si quis de eis causis) 115, 3; 6, 1; 115, 3 e 4.
5. Ut episcopus per semet ipsum non litiget (Inc: Litigare episcopus per semet ipsum) 6, 2.
6. De non cogendum episcopum (cogendo episcopo) ad iuditium venire (Inc: Dicendi testimonium causa iudex) 115, 9 e 10.
7. De accusacione contra episcopum (Inc: Si episcopus ad iudicem) 115, 39.
8. De iniuria episcopi et letanea subversa (Inc: Si quis episcopo vel aliis ministris) 115, 52.
9. Ut episcopus neminem ledat (Inc: Non licet episcopum manibus suis) 115, 16.
10. De rebus episcopi (Inc: Res quas episcopas ante episcopatum) 119, 17.
11. De intestato episcopo (Inc: Si quicumque ex gradu ecclesiastico) 119, 18.
12. De episcopo expulso de civitate (Inc: Si episcopus ausus fuerit) 115, 17.
13. De non excumunicandum (excumunicando) sine causa (Inc: Si quis episcopus vel presbiter) 115, 15.
14. De ordinibus sacris (Inc: Lector subdiaconus diaconus presbiter si clericatus honorem) 6, 7.
15. De multitudine clericorum (Inc: Ne passim episcopus multitudinem) 6, 8.
16. De clericus qualis fiant (Quales sint clerici) (Inc: Nemo fiat clericus nisi qui) 6, 4.
17. De clericis qui de eclesia desistunt (Inc: Clericis de eclesia desistentibus) 51, 1.
18. Ut clerici non habeant (hab) acciones seculares (Inc: Clericus vel monachus neque exactor) 115, 8.
19. De clericis falsariis (Inc: Si presbiter vel diaconus in causa pecuniaria) 115, 33.
20. De clerico (cler̄) ad tutelam vocatum (vocato) (Inc: Si episcopus presbiter diaconus subdiaconus ad tutelam) 115, 7.
21. De clericis (cler) ad tabula (tabulas) ludantes (ludentes) (Inc: Si quis clericus ad tabulas ludat) 115, 13.
22. De sanctis eclesiis (Inc: Nullus sub romana dicione constitutam) 7, 1.
23. De rebus eclesie inlicitae (illitite) contractis (Inc: Si contra hanc legem res eclesie) 111, 9.
24. De sacra (sacris) vasa (Inc: Neminem liceat sacra vasa alienare.) 7, 8 e 7.
25. De mutuato sancto loco (Inc: Si inexcusabilis necessitas immineat) 7, 6.
26. De emphiteoseos contractus (Inc: Amplius ei precarie non transeant) 7, 3.
27. De commutacione inter eclesias (Inc: Liceat res inter venerabiles locos) 48, 2.
28. De ecclesiastica munera (Inc: Si quis in proastio vel domo) 119, 8.
29. De possessiones (possessionibus) ad religiosa loca pertinentes (pertinentibus) (Inc: Possessiones ad relegiosa loca pertinentes) 119, 5.
30. De redemptione captivorum (Inc: Si pro redemptione captivorum legatum) 119, 12.
31. De abbate creando et de sanctis monialibus (et - mon.: manca) (Inc: Abbatis ordinatio non secundum ordinem vel) 115, 54.
32 De monacho creando et non statim ordinando 4, 2 (?).
33. De monacho vel monacha (Inc: Quicunque monachus vel monacha in monasterium) 70, 1.
34. De monachis coste munialibus (leggi: sanctimonialibus) (Inc: Nemo audeat monachum vel sanctimonialem) 73, 1-3.
35. De monacho qui monasterio suo demiserit (Inc: Si monachus monasterium suum dimiserit) 4, 5. 7. 8.
36. De servo in monasterio positum (Inc: Si aliquis incognitus in monasterium) 115, 55.
37. De his qui in monasterio ingrediantur.1)
38. De monachis laicis (Inc: Si autem monachus laicus factus fuerit) 115, 66.
39. De sponso vel sponsa in monasterio ingresos (Inc: Si sponsus vel sponsa intraverit in monasterium) 115, 60.
40. De eclesia aedificanda (Inc: Nemo ecclesiam aedificet antequam) 61, 1.
41. De his qui in domum suam oraturium habuerit (Inc: Qui in domu sua oratorium habuerit) 52, 1.
42. De electione abbastissae (leggi: abbatissae) (Inc: Abbatissa eligatur e cuncta congregatione) 115, 54.
43. De diaconissa (Inc.: Si diaconissa nupserit gladio) 6, 6.
44. De relegiosa muliere decepta (Inc: Si quis rapuerit vel sollicitaverit) 115, 67.
45. De restituendum monastario (Inc: Nemini regum aut cuiquam hominum) 7, 11.
46. De litigatoribus (Inc: In civitatibus in quibus praesides) 69, 7.
47. De scenicis (Inc: Si quis ex scenicis vestem sacerdotalem) 115, 68.
48. De blasfemia in Deo (Inc: Si quis quolibet modo blasphemiam) 71, 1.
49. De herede quipiam dispositionem non implet (Inc: Si heredes iussa testatoris) 119, 13.
50. De Falcidia . . . . . loca minuenda 119, 141)
51. De rebus que paganis non conceduntur (Inc: Non liceat Christianis Judaeorum) 119, 19.
52. De prescriptione XL annorum (Inc: Ne decem anni neque viceni) 119, 6.
Tale è la forma della Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico nel cod. Phillips. Per quanto riguarda poi quella della collezione dei capitolari di Benedetto Levita con la sua terza
appendice,1) questa sta con quella nel seguente rapporto. Dei 31
capitoli della nostra somma, che il Cod. Phillips contiene, dodici se ne
ritrovano come parti di Benedetto Levita e della sua terza appendice pienamente
concordanti anche nelle rubriche, astrazion fatta dalle forme di latino volgare
e dalle varianti irrilevanti. Relativamente poi ai ventuno capitoli della somma
delle novelle conosciuti nel Cod. Phillips soltanto per le rubriche, è ad
osservare, che in Benedetto Levita e nella sua terza appendice si trovano non
meno di 18 testi - i quali per la maggior parte in più luoghi si ripetono -
con le medesime epigrafi, che si trovano nelle 18 di ventuno capitoli, - testi
che riproducono in forma libera capitoli della Epitome Iuliani relativi
all'ordo ecclesiasticus. Si dovrà quindi ritenere che siamo stati
conservati in questi 18 testi quei 18 capitoli della Somma delle Novelle De
ordine ecclesiastico, che nel Cod. Phillips ci sono stati conservati
soltanto nelle rubriche e che portano rubriche conformi. È ciò tanto più
in quanto che questi 18 testi concordano coi capitoli della Somma contenuti nel
Cod. Phillips per la forma (quale si vedrà meglio in seguito) di libera
elaborazione del libro originale, che caratterizza gli ultimi. È a considerare
però (e su ciò ritornerò in seguito), che in alcuni casi in Benedetto
Levita si presenta una redazione che si allontana da quella forma. Pur tuttavia
spesso il testo relativo è conservato, sia nello stesso Benedetto Levita, sia
nella terza appendice in una forma la quale deve valer per quella della Somma.
Farò qui un confronto di quei capitoli del nostro manoscritto che ci trovano
in Benedetto Lovita (B.) e nella sua terza appendice (Add.), distinguendo in
corsivo i testi accomodati di Benedetto Levita.
8 |
B. 2, 129 |
Add. 28. |
11 |
|
Add. 31. |
14 |
B. 2, 128 |
Add. 34. |
15 |
B. 2, 127 |
Add. 37. |
16 |
B. 2, 126 |
Add. 40. |
17 |
B. 2, 125 |
Add. 43. |
18 |
B. 2, 124 |
Add. 46 e 47. |
19 |
B. 2, 123 |
|
20 |
|
Add. 50. |
21 |
|
Add. 53. |
22 |
|
Add. 56. |
29 |
B. 2, 109 |
|
33 |
B. 2, 110 |
|
34 |
B. 1, 378 (rubrica diversa) |
Add. 59. |
35 |
B. 1, 379 e 2, 108 |
Add. 62. |
36 |
B. 1, 380 |
|
38 |
B. 1, 381 |
Add. 66. |
39 |
|
Add. 69. |
40 |
B. 1, 382 |
Add. 72. |
41 |
B. 1, 383 e 2, 102 |
Add. 75. |
42 |
B. 1, 384 |
|
43 |
|
Add. 78. |
44 |
B. 1, 385 (rubrica diversa) e 2, 100 |
Add. 81. |
45 |
B. 1, 386 |
|
46 |
B. 1, 387 |
|
47 |
B. 1, 388 |
|
48 |
B. 2, 101 |
Add. 84. |
49 |
|
Add. 87. |
51 |
|
Add. 90.1) |
52 |
B. 1, 389 |
|
Da ciò risulta che dei 52 capitoli della Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico non meno di 49, e quindi tutti meno tre, sono conservati, generalmente nella forma originale, astrazion fatta da un ristretto numero di essi conservati esclusivamente nella forma elaborata. Ammesso così il contenuto, omogeneo con tutto il resto, di pochi capitoli non conservati o per lo meno non trasmessi nella loro forma originale, non è difficile tentar di dare una spiegazione di tutta la Somma.
La Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico è uno scritto diviso in 52 capitoli, ognuno dei quali contiene un capitolo dell'Epitome Iuliani, e a volte, sebbene raramente, due e anche più, facendo seguire ordinatamente il contenuto dei diversi capitoli del libro originale, benchè qua e là sia riportata in un capitolo la materia di un altro.1) Come dice la epigrafe stessa, il materiale adoperato per la Somma è quello relativo all'Ordo ecclesiasticus, che è così ricco nelle novelle. D'altra parte è escluso però dalla Somma un maggior numero di capitoli della Epitome Iuliani, che concernono cose ecclesiastiche. Ciò avviene di quei testi i quali si riferiscono all'Ordo ecclesiasticus dell'Oriente: ne son rimasti esclusi però anche capitoli delle novelle, che imponevano limiti allo stato ecclesiastico relativamente ai rapporti sessuali e matrimoniali, eccezion fatta dei testi Ep. Iul. 6, 6 e 115, 67 (capp. 43 e 44 della Somma), i quali contenevano sanzioni penali contro le monache, che avevano infranto il voto di castità, e contro i loro seduttori. Relativamente agli altri capitoli della collezione delle novelle che mancano nella Somma, è ad osservare che essi non hanno alcun contenuto legislative (115, 1) o contengono limitazioni dell'ufficio episcopale (61, 2) o sanzionano la onnipotenza imperiale (7, 2) o si presentano in sostanza come ripetizioni di capitoli, che l'autore della nostra Somma vi aveva già accolti. Or, se dato questo carattere dei testi è possibile già trovare il motivo che determinò l'autore a scartarli, rimangono però ancor sempre estranei alla nostra Somma un numero di capitoli della Epitome, relativamente ai quali io debbo rinunziare a formulare anche una supposizione circa le ragioni che mossero it compilatore. Il materiale accolto nella collezione è poi ordinato in una forma indipendente dalla successione dei capitoli della Epitome Iuliani e secondo un sistema proprio. La Somma comincia col
diritto del vescovo (cap. 1-13), tratta poi degli altri gradi del clero (cap. 14-21), quindi dei beni ecclesiastici (cap. 22-30), dello Stato monachico (cap. 31-45),1) ed esamina finalmente i rapporti dell'Ordo ecclesiasticus coll'Ordo saecularis (cap. 46-52).
Quanto poi alla forma con cui è stato nella nostra Somma elaborato il testo della collezione delle novelle, il lettore può farsene un concetto e controllare insieme la esattezza della seguente esposizione, mercè l'aiuto dei numerosi testi che son contenuti in Benedetto Levita e nella sua terza appendice. Ho detto che il nostro manoscritto è una Somma libera; più esattamente lo si potrebbe definire una Epitome, nel senso in cui questa espressione è adoperata per le elaborazioni libere che compendiano la Lex Romana Visigothorum. La tendenza dell'autore a compendiare non gli impedisce però di accogliere letteralmente passi della Epitome Iuliani; per questa ragione quindi, si deve ritenere fuori d'ogni dubbio ciò che finora è stato soltanto un presupposto, cioè che questa collezione delle novelle appunto sia stata la fonte della Somma, sebbene il compilatore indichi come sua fonte unicamente le Leges novellae di Giustiniano. Il sistema dell'abbreviare consiste tanto nel rendere più succinto lo stile, quanto nell'abolire il contenuto di alcuni testi. Pare che l'autore sia guidato da motivi analoghi a quelli che potrebbero averlo determinato a scartare interi capitoli dalla sua collezione; così là dove manca il testo relativo all'Oriente2) egli l'avrà appositamente
2) Il principio della Ep. Iul. 7, 1 dice: "nulla sub Romana ditione
constituta ecclesia, vel xenodochium, vel ptochotrophium, vel nosocomium, vel
orphanotrophium, vel gerontocomium, vel brephotrophium, vel monasterium tam
monachorum, quam sanctimonalium, archimandritam habens vel archimandritissam,
licentiam habeat alienare rem immobilem"; il cap. 22 della Somma riproduce
questo testo, secondo la lezione di Benedetto Levita nel modo seguente: "nullus
sub Romana dicione constitutae eclesiae vel synodochiorum vel monasteriorum
rectores earum rem inmobilem nequaquam liceat alienare"; come si vede qui è
stato soppresso il di più, che conteneva almeno un nome di origine greca. Nel
cap. 27 manca la fine dell'originale (Ep. Iul. 48, 2), che trattava della
ecclesia Constantinopolitana. Similmente nel cap. 26 il passo che si
riferiva ai rapporti ecclesiastici in civitate Constantinopolitana (Ep.
Iul. 7, 3). Nel capo 34 è detto invece di praefecti utriusque
Romae dell'originale (Ep. Iul. 73, 2) praefecti Romani.
scartato; fece lo stesso, dove il testo non accolto conteneva limitazioni imposte al vescovo.1) E certamente molte di queste soppressioni si spiegano per lo studio che l'autore pone nell'evitare le ripetizioni. Se l'intenzione del compilatore è diretta a compendiare, è evidente che nella Somma non appariscano quelle cose che l'originale stesso non conteneva,2) astrazion fatta dai casi in cui il compilatore abbia riprodotto l'originale senza averlo sempre ben compreso.3) 4) Così il compilatore evita special
2) A dir vero qua e là vi son delle aggiunte. Così il cap. 1
comincia con le parole: debet enim prius a civibus disceptari de vita
episcopi, mentre il testo Ep. Iul. 6, 1, dal quale il capitolo è tratto,
non contiene le parole a civibus. Nello stesso capitolo è detto del
vescovo da ordinarsi: "et promittat ordinandus supra sanctum evangelium, in
quantum homini possibile est sanctorum chanonum praecepta servari"; il detto
testo della Ep. Iul. parla soltanto di polliceri. Il cap. 2 comincia
così: "quotiens cives episcopum fieri petierint, clerici et primates civitatis
in tribus personis decreta faciant prepositis sanctis evangeliis, dicentes in
ipsis decretis, quod neque per aliquam praestationem neque promissionem vel
amicitiam vel aliam qualencumque causam sed recte et catholice fidei et honeste
vitae esse et secundum sanctos canones ei decreta sanctorum antiquorum
patrum et non minus XXXV an̄. etatis agere." Il passo in corsivo, relativo
a quel che appare al litteras scire dell'originale del testo che si
riconduce ad Ep. Iul. 115, 2, è certamente incompleto, ma mostra come in esso
si contenesse qualcosa che mancava nell'originale.
3) Nel cap. 26 ad es. la sexta pars della quale l'Ep. Iul. 7, 3 parla
in tutt'altro senso, è presa come ammontare del canone nella enfiteusi (si
autem ipsa sexta per biennium non reddatur, ministri eclesie una cum re
meliorata res ipsas recipiant). Il cap. 24, del quale è stata adoperata l'Ep.
Iul. 7, 8 e 7, commina per l'alienazione dei sacra vasa l'esilio
perpetuo, mentre l'originale (c. 7) commina questa pena soltanto contro i
tabelliones, si .... instrumenta receperint.
4) Alcune dissimiglianze dal contenuto, che si ha nella edizione di
Haenel, si possono spiegare per la circostanza, che è stato adoperato un testo
non concorde con quella e per la cui conformazione l'apparato delle varianti di
Haenel offre dei punti di appoggio. Così il testo sopra citato del cap. 22
(cfr. n. 1 p. 7); così il cap. 34 in cui è detto: "si exsecutor est, in
catenis ecclesiarum recludatur", invece di: "exsecutor autem litium constitutus
in decanicis ecclesiarum recludatur" dell'originale (Ep. Iul. 73, 3). Anche il cap.
mente di adattare il testo dell'originale a speciali rapporti di luogo o di tempo ovvero trasformarlo o modificarlo, introducendovi una tendenza estranea all'originale,1) sebbene egli non si sia però mantenuto del tutto libero da concessioni ad una terminologia che non sia quella dell'originale.2) È questo il caso almeno in tutti i capitoli del Cod. Phillips, similmente nella terza appendice di Benedetto Levita e prevalentemente in Levita stesso. Accanto a questi si ha però poi un certo numero di capitoli che dimostrano una tendenziosa elaborazione nel dare ad essi un carattere più moderno: la circostanza però che i medesimi testi per la maggior parte - sia in Benedetto Levita stesso, sia ancora più spesso nella terza appendice - si riproducono in una forma libera da queste particolarità e corrispondente a tutto il resto del contenuto, li caratterizza di fronte alla Somma originaria tanto più indubbiamente come prodotto di una attività elaboratrice, e più specialmente di quella (sul che ritorneremo fra breve) del compilatore della collezione dei capitolari, essendochè la trattazione mostra appunto la maniera e la tendenza propria di quel compilatore.
Uno scritto di natura come quella della nostra Somma De ordine ecclesiastico, una compilazione compendiosa delle parti della Epitome relative ai rapporti ecclesiastici, era sinora sconosciuta, mentre non mancano assolutamente semplici estratti della collezione per gli scopi ecclesiastici.3) Io non saprei in genere tro
1) Così il cap. 34 parla del praetor populi, il cap. 41 del
praefectus praetorio, il cap. 48 del praefectus urbi, i cap. 34,
35, 38 e 44 del praeses provinciae, il cap. 44 del comes rerum
privatarum, sempre corrispondentemente all'originale.
2) Il compilatore parla di ordinare ordinatio, deponere,
degradare nel senso del linguaggio ecclesiastico. Così nel cap. 26 si
ha precarie (precariae) invece di emphyteusis (Ep. Iul. 7, 3).
3) Va specialmente ricordato il cosiddetto Brevis libellus de rebus
ecclesiae (cfr. la mia Geschichte der Rechtsquellen I 148-149), la
Collezione del Cod. Valicell. XVIII che s'intitola Capitula ex lege
Iustiniana, dei quali s'è occupato il Patetta, Bull. dell'Ist. di Dir.
Rom. III, 273 e seg. ed anche la compilazione di un Cod. Vatic., scoperta dallo
stesso scrittore (op. cit. pag. 296 e segg.)
vare in tutta la letteratura del primo medio evo alcuno scritto che per la sua natura possa mettersi accanto alla nostra compilazione. Che se ciò dovesse valere qualche cosa, essa desterà ancor più vivo il nostro interesse pel fatto d'essere stata adoperata in Benedetto Levita e nella sua terza appendice: tale infatti è il rapporto dei due scritti fra di loro. Il rapporto contrario è invece assolutamente escluso: perocchè la somma, conteneva anche capitoli che non si trovano in Benedetto Levita e nella sua terza appendice, sia perchè vi mancano, sia perchè vi appariscono soltanto in una forma elaborata; per conseguenza in nessun modo si può sostenere che la somma attinga esclusivamente alla collezione di Benedetto Levita. Ma, astrazion fatta da ciò, in Benedetto Levita e nella sua terza appendice i passi, che si riscontrano nella somma, si trovano senza distinzione nella grande massa degli altri testi in parte di natura analoga e senza citazione della collezione delle novelle come fonte; di modo che non si poteva indicare nè ricavare la citazione della fonte della somma nella epigrafe, nè ricostruire una collezione di testi delle novelle, quale si ha nella somma. È questo un argomento così decisivo contro l'opinione che Benodetto Levita con la sua terza appendice sia la fonte o anche soltanto una delle fonti della nostra somma, che contro questa opinione non v'è bisogno di richiamarsi al fatto che uno scritto, il quale, come il nostro De ordine ecclesiastico, si designa come somma di una collezione di leggi, sia nel dubbio più vicino a questo che non una compilazione, la quale trae la sua materia e da questa collezione di leggi e da molti altri luoghi, applicandola ed elaborandola con fini tendenziosi. E qui basterà accennare di passaggio (per ritornarvi su più innanzi), come anche l'età del nostro scritto sembri escludere la supposizione, che il compilatore abbia fatto uso di Benedetto Levita e della sua terza appendice. Se adunque la nostra somma non può esser derivata da queste ultime fonti, si potrebbe ritenere, per poter sfuggire ad un tal rapporto a rovescio, che i due scritti abbiano tratto il loro materiale comune da una terza fonte comune. È a considerar poi che Benedetto Levita e la sua terza appendice, - i quali a differenza dallo Pseudo-Isidoro e dai Capitula Angitramni
usano oltre che un repertorio di fonti comuni a quelli, un Breviario più ampio con le sue Epitomi, la Epitome Iuliani, - non hanno altri testi che li riconducano a quest'ultimo se non quelli indicati finora e che si trovano nella somma.1) Ma come potrà questo fatto accordarsi con quella supposizione? Certo l'accordo è difficile; è veramente molto inverosimile che Benedetto Levita con la sua terza appendice, traendo indipendentemente dalla somma la sua materia da una fonte comune - la quale può con una certa esattezza concepirsi come una elaborazione in compendio di tutta l'Epitome Iuliani2) - non abbia dovuto adoperare altri testi se non appunto quelli che sono stati accolti nella somma. Per contrario non v'è nulla che si opponga all'opinione, secondo la quale Benedetto Levita con la sua terza appendice avrebbe tratto la sua materia dalla Somma delle Novelle De ordine ecclesiastico, desumendo tutti i testi che si riconducono alla Epitome Iuliani da quella fonte intermedia. Sembra perfettamente naturale3) che il compilatore, il quale ha messo insieme tanta materia per i suoi scopi ecclesiastici, abbia desunto il materiale di diritto giustinianeo non ancora comune in Francia da una fonte intermedia già di natura ecclesiastica, qual'è la nostra Somma. E perchè dovrebbe essere ignota al compilatore la nostra Somma, se questa sembra avere avuto una certa diffusione in Francia, poichè franco è anche il Cod. Phillips e perciò probabilmente anche l' originale, e qualche indizio ci ricon
2) Tracce di questa si hanno nel Cod. Utin. della Epitome Iuliani,
l'attuale Cod. Lips. 3493: la pag. 232 infatti contiene compendiato ed elaborato
il testo dell'Ep. Iul. 3, 1 e 2 e la pag. 195 quello dell'Ep. Iul. 115, 33. 35.
41. Testi elaborati della Ep. Iul. (115, 52 e 115, 2) si trovano anche in
Hinkmar di Rheims nell'appendice all'opera De coercendo raptu viduarum
puellarum sanctimonalium. All'incontro il testo pubblicato dal Muratori,
Antiqu. It. M. Ae. (VI, 1742 col. 361), tratto da un manoscritto liturgico e al
quale ultimamente ha accennato il Patetta, op. cit. IV 285, non è una speciale
elaborazione dell'Ep. Iul. 52, 1, ma piuttosto la nostra somma (cap. 41) nella
forma che ad essa diede Benedetto Levita.
3) E ciò tanto, che Haenel, Ep. Iul. pag. XLIII senz'altro fondamento
afferma che le somme della collezione delle Novelle in Benedetto Levita e nella
sua terza appendice non derivino direttamente da questa, ma da una raccolta di canoni.
duce ad un altro manoscritto esistente nell'impero franco?1) L'opinione pertanto, che Benedetto Levita e la sua terza appendice abbiano fatto uso della nostra Somma, non è una semplice eventualità, contro la quale non si possano sollevare obbiezioni: essa si può piuttosto dimostrar direttamente e cioè mediante la successione stessa delle parti in esame nella collezione dei capitulari. Queste infatti, come mostra l'indice più su compilato, non si trovano nella terza appendice l'una accanto all'altra, ma mescolate con materiale di altra origine, sebbene nello stesso ordine con cui son disposte nella Somma: quanto invece a Benedetto Levita stesso i testi appariscono per la maggior parte in successione non interrotta (1, 378-389; 2, 109 e 110; 2, 123-129), ma la successione dei testi nell'interno di essi è identica a quella delle Somma.2)
Aggiungerò soltanto poche parole circa la elaborazione, che hanno subìto in Benedetto Levita alcuni testi della somma, cioè a dire i cap. 34, 35, 41, 44, 45, 46, 483). È in sostanza lo stesso procedimento, che Benedetto Levita ha seguito per le sue fonti in genere e per quelle di origine romana in ispecie. Le sue variazioni sono determinate specialmente dal seguente indirizzo: egli aumenta la facoltà delle autorità ecclesiastiche,4) sostituisce o allarga la pena temporale con la minaccia di una pena spirituale.5) Al vescovo riconosce un potere punitivo civi
2) Solamente per i testi 2, 123-129 la successione è inversa (cap.
19-14 e 8 della Somma).
3) Cfr. il mio lavoro, I 302-304 citato a pag. 18.
4) Nel testo 2, 108 sono aggiunte alle parole della somma in alio
recipiatur, che sono contenute nella terza appendice (62) - corrispondente
all' Ep. Iul. 4,8 - le parole sine abbatis et episcopi proprii licentia.
5) Nel testo 1, 383 è aggiunta alla pena pecuniaria quale si trova
nella terza Appendice (75) corrispondentemente all'Ep. Iul. 52,1, la canonica
excommunicatio vel exclusio (il testo 2, 102 aggiunge publica poenitentia
multetur vel honore privetur). Il testo 2, 100 commina come pena al comes
pagi, il quale si astenga dal procedere una cum consilia sui
episcopi, oltre alla perdita dell'ufficio la publica poenitentia e
il pagamento di una multa, mentre la Somma, che è contenuta nella terza
appendice (81), stabilisce oltre alla perdita dell'ufficio corrispondentemente
all'originale (Ep. Iul. 115,67) la pena di 5 libbre d'oro (due nel testo
parimente elaborato 1, 385). Il testo 1, 386 punisce l'alienazione dei monasteri
coll'anatema, mentre il testo dell'Ep. Iul. (7, 11) che ne è la fonte, non ne
parla. Il testo 2, 101 muta completamente la pena della bestemmia, in quanto che
invece di contener la minaccia dell'ultimum supplicium applicato dal
praefectus urbis, come nella terza appen
le;1) e la sua competenza giudiziaria nelle cose civili estende a tutto lo stato ecclesiastico.2) Assicura i diritti della chiesa contro gli attacchi, da qualunque parte essi vengano.3) Il testo poi dimostra nell'autore una tendenza a renderlo più moderno, essendo le indicazioni delle dignità bizantine sostituite con i nomi delle cariche contemporanee.4) Secondo tutto ciò, Benedetto Levita ha fortemente alterato; tuttavia la forma usata dal compilatore apparisce essere la forma della somma, non quella della Epitome Iuliani, dove questa se ne discosta.
Per ciò che riguarda finalmente l'origine della nostra Somma, è valido
argomento per ritenerla franca, la diffusione che, a quel che appare, essa ebbe
sul suolo franco e l'uso che un autore franco fece della collezione. Se il suo
rapporto con la collezione dei capitulari di Benedetto Levita e la sua terza
appendice, la cui composizione suol essere assegnata alla metà del IX sec.,
fornisce un limite pel tempo della origine della Somma, l'età stessa del Cod.
Phillips e il fatto che questo non ci presenta l'archetipo, costringono a
ritenere che la compilazione del nostro scritto non sia avvenuta più tardi
dell'VIII sec. Se si considera poi, che la Epitome Iuliani non sarà pervenuta
subito dopo la sua composizione nella Gallia - beninteso non già sotto
Giustiniano, il che è escluso anche secondo la rubrica - si giungerà pel
tempo della compilazione del nostro scritto presso a poco ad un'epoca che si
accosta al principio del VII sec. e si chiude con la fine dell'VIII.
MAX CONRAT (COHN).
1) cfr. 2, 101 e 100.
2) Nel testo 1, 378 alle parole Nemo audeat monachum vel
sanctimonialem feminam ad civile iudicium accusare, sed ad episcopum,
come è detto nella terza appendice (59) corririspondentemente all'originale
(73, 1) aggiunge le parole: clericum vel innanzi a monachum.
3) Il testo 1, 386 comincia a riprodurre l'Ep. Iul. 7, 11 nel seguente
modo: nemini regum aut cuiquam hominum in proprium liceat monasterium
habere; l'originale invece dice semplicemente: nemini liceat etc.
4) Così si ha comes pagi (2, 100) comes provinciae (1,
385) invece di praeses provinciae; comes loci illius (1, 385)
invece di comes rerum privatarum; comes pagi (2, 101) per
praefectus urbi; comes et missi eius (1, 183) comes
(2, 102) per praefectus praetorio. Diversamente invece nel testo 1, 378
dove è detto fideles sanctae Dei ecclesiae et nostri provinciarum
praesides in luogo di praefecti Romani et praetores populi et
provinciarum praesides.